Il progetto campus nelle case popolari di via Solari 40, Milano
Con molto piacere siamo arrivati alla conclusione del progetto avviato nel mese di luglio che ha visti protagonisti più dei 15 bambini, che ci eravamo preposti e le loro famiglie. Hanno infatti aderito al progetto 17 bambini, 15 famiglie ,abbiamo accolto anche bambini con difficoltà ( autismo, disturbo dell’attenzione, dislessia e altro) o più piccoli di quanto avevano dichiarato.

Per quanto riguarda la partecipazione ai giochi e laboratori, abbiamo potuto constatare, che anche a fronte di una grande intelligenza, questi due anni di pandemia e la conseguente scuola in DAD, hanno comportato dei grossissimi problemi di comunicazione, nel rapporto sociale e nella possibilità di immaginare. Nello specifico abbiamo riscontrato grandi difficoltà nello scrivere, nel leggere e nell’ascoltare con attenzione delle semplici istruzioni.

Abbiamo dovuto così ridisegnare in parte il nostro programma per renderlo più fruibile da tutti. I bambini che sono arrivati erano per la maggioranza di etnie estere (solo due italiani e solo per metà). La difficoltà quindi è stata conciliare le diverse culture per esempio nel momento del pranzo, dove le diverse regole e pratiche erano davvero tante da conciliare. Ma anche abbiamo constatato le diffidenze e ostilità provenienti dalle famiglie di origine, espresse tra comunità con frasi o comportamenti, anche negative, che non sono mancate.

Con i bambini abbiamo potuto affrontare e rielaborare questi episodi, partendo dal luogo in cui abbiamo svolto la nostra attività, la Casa dell’Asilo dei Bambini Montessori e partendo proprio dal racconto delle esperienze della pioniera della pedagogia, come una favola, abbiamo potuto immaginare un futuro dove tutti loro erano i protagonisti, cercando di disegnare possibili sinergie, interessi comuni e dimostrando che il razzismo e la paura arrivano solo dalla mancanza di conoscenza reciproca.

Abbiamo altresì lavorato sul tema dell’ecologia, con laboratori che partivano dal piantare semi che abbiamo visto germogliare al discorso della lavorazione delle materie prime,( cucinavamo noi nostri pranzi), all’importanza della raccolta differenziata della pattumiera, al riutilizzo e non spreco. Si è evidenziato comunque come è molto importante lavorare con loro sul concetto di futuro, in quanto né le famiglie, né la scuola e tantomeno la televisione e i videogiochi a cui questi bambini sono assolutamente addicted, aiutino a fare dei progetti a lungo termine.

Abbiamo iniziato quindi un dialogo che sarebbe bene mantenere, per creare quella comunità che domani abiterà le case popolari, ci auguriamo in modo più consapevole. Ci piacerebbe proseguire, avendo la fortuna di operare in questo piccolo laboratorio naturale e spontaneo per studiare e proporre progetti di convivenza, mutuo soccorso, solidarietà, che portino ad un vivere civile di buona qualità da poter eventualmente esportare in un secondo momento facendo magari diventare i bambini stessi gli operatori di domani.

Un discorso particolare va dedicata agli animatori che ci hanno coadiuvato, giovani molto responsabili e attivi nel sociale, che abbiamo conosciuto durante un laboratorio sull’affettività con il liceo Vittorini, sempre reso possibile grazie al contributo del Municipio 6 e che hanno preso l’occasione per mettere in atto alcune delle tecniche su come bonificare una relazione che avevamo visto assieme.

Abbiamo terminato le settimane di lavoro con un pranzo collettivo dove le mamme si sono prestate a cucinare piatti dei loro paesi di origine, dal bangladesh al sud america e kazakistan alle isole caraibiche, anche questa una bellissima esperienza che ha cementificato l’amicizia fra bambini e genitori.